CAPOLAVORI, Erri De Luca

Il pittore e poeta inglese Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) commise un gesto che Proust definì “senza nobiltà ma non senza grandezza”. Amava una modella, Lizzy Siddal, le cui forme si possono ancora ammirare in un quadro di Millais. Quando lei mori, Rossetti per il dolore depose nella bara un suo manoscritto di poesie. Fu un gesto di rinuncia alla poesia, un’amputazione per la morte della bellezza. Poi il dolore svapora e resta il dubbio: se nella bara ci fossero i resti di due capolavori? Il rovello gli istigò il gesto che sorprese Proust: dopo sette anni fece aprire la cassa per recuperarlo. Non riesco a vedere alcuna grandezza nella riesumazione della salma di un quaderno. Ci vedo invece la revoca di un dono, consumata senza il consenso della proprietaria. Rientra nella specie dei furti sacrileghi e delle profanazioni, con l’aggravante della vanità letteraria, la più futile della specie. Ci sono cassetti che non vanno più aperti, pagine da seppellire e dimenticare. E lo spreco, la perdita, dà valore al residuo, al resto sopravvissuto per grazia, distrazione, caso. Senza un po’ di dissipazione il poeta è avaro, il verso cauto e timoroso di precipitare. Non so che cosa Rossetti abbia trovato nella bara. Voglio sperare che il quaderno fosse illeggibile, che la disgregazione della vera bellezza di Lizzy abbia trascinato con sé l’avvenenza posticcia di versi indegni di condividere la sua fine.

ERRI DE LUCA, Alzaia – Universale Economica Feltrinelli

E’ il 1851: Elizabeth Siddal, detta Lizzie, ha 23 anni quando posa per John Everett Millais e per divenire la sua Ophelia. La modella restò immersa nell’acqua per diverso tempo: svenne per il freddo e riportò una polmonite che condizionerà tutta la sua vita. Nello stesso anno conobbe Dante Gabriele Rossetti, per la quale fu musa, allieva e amante.